Distacchi epifisari
Rappresentano circa il 20% di tutte le lesioni scheletriche del bambino e sono più frequenti (70%) nel sesso maschile per la maggiore attività fisica, specie nella seconda infanzia.
Più spesso si verificano per trauma indiretto.
I distacchi epifisari vengono classificati in puri e misti a seconda che vi sia coinvolgimento anche della metafisi o del nucleo epifisario. La classificazione più utilizzata nella pratica clinica quotidiana è quella di Salter-Harris che suddivide i distacchi in 5 tipi.
- Tipo 1: puro completo – in genere la consolidazione è rapida e non vi sono disturbi di accrescimento
- Tipo 2: più frequente in assoluto – oltre alla fisi è interessata obliquamente la metafisi – in genere la prognosi è buona
- Tipo 3: raro - interessa longitudinalmente la cartilagine di accrescimento e obliquamente l’epifisi – prognosi discreta
- Tipo 4: Interessata longitudinalmente la cartilagine di accrescimento e la metafisi coinvolgendo il nucleo epifisario ed interrompendo il periostio- prognosi più incerta
- Tipo 5: schiacciamento dello strato basale della cartilagine di accrescimento con scarso spostamento (spesso diagnosi difficile ed errata) - Prognosi cattiva.
Il trattamento nei distacchi senza spostamento prevede solo la tutela in apparecchio gessato. Nei distacchi con spostamento è invece necessaria una precoce riduzione con manovre delicate cercando di ottenere l’ottimale ripristino dell’anatomia epifisio-metafisaria. In alcuni casi va applicata trazione transcheletrica che sarà inglobata nell’apparecchio gessato.
Nelle lesioni non riducibili si ricorre alla riduzione cruenta e alla sintesi di minima (i mezzi di sintesi, fili o viti, andranno rimossi precocemente).
In tutti i casi fondamentale risulta una buona riduzione ed adeguata immobilizzazione.
La prognosi di queste lesioni è legata a molteplici fattori, in particolare:
- tipo di distacco;
- età del paziente e potenziale di rimodellamento residuo;
- tipo di trattamento e qualità della riduzione.
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