"CORTEX" IL NUOVO MATERIALE STAMPATO IN 3D CHE POTREBBE SOSTITUIRE GESSO O LE STECCHE".
"DOPO SECOLI DI STECCATURE E GESSI INGOMBRANTICHE SONO STATI LA ROVINA IRRITANTE E MALEODORANTE DI MILIONI DI BAMBINI, ADULTI E ANZIANI IN TUTTO IL MONDO, FINALMENTE RIUSCIREMO A PORTARE I SUPPORTI PER IL TRATTAMENTO DELLE FRATTURE NEL VENTUNESIMO SECOLO".
Queste sono le parole avventurose di Jake Evill, designer neozelandese alla Victoria University di Wellington.
Braccia e gambe ingessate non saranno più una tortura: il motto di Cortex,
il tutore stampanto in 3D leggero e resistente all’acqua che
sostituisce il classico gesso, più o meno è questo. La soluzione per
evitare il prurito procurato alla pelle, la scarsa igiene e l’ingombro
delle fasciature tradizionali arriva da Jake Evill.
Il prototipo elaborato da Jake Evill non è ancora diventato realtà,
ma il creativo neozelandese ha le idee chiare sul carattere
rivoluzionario della propria idea. Se un giorno sarà realizzato, Cortex
potrebbe sostituire il calco per ingessare gli arti fratturati in
qualsiasi ospedale ed ambulatorio. La nuova procedura è la seguente: dopo il controllo ai raggi X è effettuata una scansione 3D dell’arto, poi inviata a un computer.
Da questo modello virtuale del braccio o gamba infortunato, un medico può generare un modello personalizzato di Cortex che calzi perfettamente l’arto del paziente. Il passo successivo prevede l’uso di una stampante 3D per realizzare il tutore che sarà indossato direttamente a contatto con la pelle. Il nuovo dispositivo, grazie alla struttura leggera a nido d’ape, non blocca la traspirazione e permette di lavarsi senza problemi.
Cortex ha anche il vantaggio di potere essere indossato sotto i vestiti, oltre a lasciare libero il pollice e le articolazioni delle altre dita. I vantaggi sono tanti, ma prima di vederlo arrivare negli ospedali c’è bisogno che qualche medico decida di verificare l’efficacia del prototipo e trovi i materiali giusti per realizzarlo a costi contenuti.
Realizzare Cortex non è un’impresa impossibile: ci sono altri casi di dispositivi medici che sono nati per iniziativa personale. Uno di questi è Robohand, la protesi di mano stampata in 3D sviluppata da un designer statunitense e un artigiano sudafricano. Infine utilizzare le stampanti 3D rappresenta un buon punto a favore, perché chiunque può realizzare diversi prototipi in un FabLab (un laboratorio di fabbricazione digitale, approfondisci qui) e condividere il proprio know-how con gli altri progettisti.
Da questo modello virtuale del braccio o gamba infortunato, un medico può generare un modello personalizzato di Cortex che calzi perfettamente l’arto del paziente. Il passo successivo prevede l’uso di una stampante 3D per realizzare il tutore che sarà indossato direttamente a contatto con la pelle. Il nuovo dispositivo, grazie alla struttura leggera a nido d’ape, non blocca la traspirazione e permette di lavarsi senza problemi.
Cortex ha anche il vantaggio di potere essere indossato sotto i vestiti, oltre a lasciare libero il pollice e le articolazioni delle altre dita. I vantaggi sono tanti, ma prima di vederlo arrivare negli ospedali c’è bisogno che qualche medico decida di verificare l’efficacia del prototipo e trovi i materiali giusti per realizzarlo a costi contenuti.
Realizzare Cortex non è un’impresa impossibile: ci sono altri casi di dispositivi medici che sono nati per iniziativa personale. Uno di questi è Robohand, la protesi di mano stampata in 3D sviluppata da un designer statunitense e un artigiano sudafricano. Infine utilizzare le stampanti 3D rappresenta un buon punto a favore, perché chiunque può realizzare diversi prototipi in un FabLab (un laboratorio di fabbricazione digitale, approfondisci qui) e condividere il proprio know-how con gli altri progettisti.
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