venerdì 14 ottobre 2022

 LA RESPIRAZIONE

 non è solamente una fondamentale funzione corporea, ma anche un’espressione dello spirito. Questo concetto è presente fin da epoche remote nelle grandi civiltà dell’estremo oriente come anche in quella greca ed egizia. Per tutte queste culture antiche la respirazione era importantissima ed era ritenuta presupposto imprescindibile per lo sviluppo della forza vitale e per la maturazione della persona. 


Oggi, invece, quasi tutti respiriamo troppo. Per stress, ansia, mancanza di attività fisica o cattiva alimentazione aumentiamo inconsapevolmente l’intensità dei nostri respiri diventando più vulnerabili a disturbi e malattie. Anche fumo e alcool aumentano la respirazione, come la permanenza in ambienti troppo caldi e non aerati. Bisognerebbe imparare a ritrovare un respiro più lento e profondo, ad esempio attraverso la respirazione yogi o la respirazione quadrata tibetana o il rebirthing o il metodo Buteyko (tutte tecniche da praticare sotto la guida di terapeuti esperti) oppure ritagliandosi giornalmente una mezz’ora di tempo per meditare o pregare un rosario (e per questo non c’è bisogno di avere l’aiuto o la supervisione di un maestro, tutti possiamo farlo, basta fare un po’ di silenzio intorno e dentro di noi, far tacere i rumori e la mente, e predisporre l’animo alla pace e alla positività). Ne trarrebbe vantaggio la salute tutta, non solo quella psichica e spirituale. Infatti c’è una importante relazione tra respirazione e sistema cardiovascolare poiché il respiro è in grado influenzare, tramite il sistema neurovegetativo, sia il ritmo cardiaco sia la pressione arteriosa.  

A questo proposito sono particolarmente intriganti le ricerche del Dottor Luciano Bernardi. Questo fisiologo clinico dell’Università di Pavia ha studiato per lungo tempo le relazioni tra respirazione e sistema cardiocircolatorio ed è arrivato alla conclusione che il respiro può influenzare il sistema cardiovascolare perché, quando diminuisce il numero di atti respiratori al minuto, diventano più efficienti i sensori che comunicano al cervello il livello di pressione arteriosa e quelli che rilevano la quantità di ossigeno e anidride carbonica presenti nel sangue. In pratica se il respiro diventa più regolare, lento e profondo, si verifica a cascata un effetto positivo sul ritmo cardiaco e anche sull’ipertensione.
In realtà già il professor Konstantin Pavlovich Buteyko aveva prodotto in passato molti interessanti studi sulla relazione tra respirazione scorretta (veloce, superficiale) e pressione alta, asma e svariate altre malattie e disturbi. Basandosi sulle ricerche realizzate dagli scienziati sovietici sulla respirazione degli astronauti e sulla composizione dell’aria nelle capsule spaziali, Buteyko ha poi messo a punto un programma pratico di esercizi davvero efficaci per migliorare la respirazione e portarla allo stato ottimale.
Altre ricerche in merito a questo argomento sono quelle pubblicate nel 1998 da The Lancet (si dimostrava come un gruppo di pazienti affetti da insufficienza cardiaca in soli sei mesi potesse aumentare, praticando le tecniche yoga, la capacità respiratoria e con essa quella di compiere sforzi) e nel 2004 dalla rivista Perfusion, specializzata in patologie cardiache, che ha pubblicato un’indagine che prova come lo yoga faccia regredire lo stato di rischio in pazienti con malattie cardiovascolari già conclamate.

Sono certamente tutti studi pregevoli e degni di interesse ma, in realtà, la scienza ha avvalorato ciò che gli antichi sapevano già: c’è un tipo di respirazione che risana ed è quella lenta, profonda e regolare tipica dei mantra yoga o della recita del rosario. Infatti, sorprendentemente, sia il mantra che il rosario (se recitati bene) hanno effetti similari sul piano respiratorio perché arrivano a rallentare il ritmo respiratorio e a regolarizzarlo su una frequenza di un respiro completo (inspirazione + espirazione) ogni 10 secondi, per un totale di sei atti respiratori al minuto che è quella ideale.


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